Il brief, che è un documento tipico nel mondo delle agenzie di comunicazione, dovrebbe essere il primo passo per garantire il successo nella costruzione di un progetto digitale ed è un documento che i reparti marketing e/o digital delle aziende di solito producono per raccogliere le informazioni e gli obiettivi del prodotto digitale da sviluppare.
Però già il fatto che per costruire una piattaforma digitale si parli di un documento tipico da agenzia di comunicazione mi fa storcere il naso, e me lo fa storcere ancora di più perché è spesso il documento usato come base per avviare gare tra fornitori.
Per esperienza posso affermare che sono poche le aziende in grado di formulare correttamente le loro esigenze ed obiettivi in questi brief spesso molto confusionari, soprattutto quelle dove mancano internamente una cultura e una struttura digitale e/o IT di un certo spessore.
Poche volte ho ricevuto documenti (es. in forma di BRD o simili) in grado di raccontare un progetto in tutte le sue dimensioni importanti. E non parlo di un’analisi tecnica vera e propria, che può tranquillamente essere avviata dopo il kick off del progetto con la collaborazione del fornitore.
E quando ho osservato agenzie rispondere a questi brief e sviluppare i loro progetti, ho visto spesso dei veri disastri.
Es. siti per digital media che dovevano assorbire milioni di page view mensili, non essere in grado di reggere un paio di utenti contemporaneamente: e la cosa grave è che né il digital media né l’agenzia si erano posti il problema di esplicitare e raccogliere questo requisito non funzionale.
In questo video senza peli sulla lingua racconto il mio pensiero sul brief.
Clicca il tasto play nel player qui sotto per ascoltare subito questa puntata in audio nel The CTO Podcast.
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